Castello di Andraz, un tuffo nella storia assieme ai bimbi

Poco noto perfino ai turisti affezionati a questi posti, segnaliamo oggi una bellezza architettonica da andare a visitare anche dopo un’escursione, per rilassarsi facendo quattro passi nella storia: stiamo parlando del Castello di Andraz (in tedesco Schloss Buchenstein), nelle Dolomiti Venete.

Percorrendo la SS48 del Passo Falzarego dall’agordino, ormai sulla via che conduce sino alla sommità del valico, sulla sinistra si stacca una stretta stradina, con indicazione per “Castello“; imboccata, si continua prima su asfalto e poi su sterrato, fino a guadagnare il microscopico parcheggio (la capienza sarà 5/6 macchine ad esagerare); basterà solo percorrere pochi passi e il vostro salto indietro nella storia potrà cominciare!

Innanzitutto è doveroso dire che non c’è possibilità di visitarlo col passeggino: o i pargoli già camminano e hanno voglia di fare qualche scalino (si sa come sono le roccaforti), oppure bisogna prevedere una fascia o un marsupio; lo zaino porta-bimbo è sconsigliato per via dei soffitti non alti, per il rischio capocciate.

Transitando sul pontile che collega la struttura alla strada, si perverrà subito al ticket office, dove viene consegnato anche un utile volantino esplicativo; da qui si parte lungo la scalinata in ferro verso l’esplorazione ai vari livelli (ben cinque), ognuno con stanze dove è presente un’ottima cartellonistica che spiega le antiche adibizioni; molto bella è la scala che collega il primo al secondo piano, originale e ben conservata. Salendo, da non perdere è la camera del Capitano, con annessi soggiorno, cucina e atrio, mentre nel Magazzino delle Granaglie si trova la sala audiovisivi, che spiega mediante l’ausilio di un filmato digitale, la storia della roccaforte, dalle sue origini ai giorni nostri. Spettacolare infine la vista dal tetto, tutto risistemato e lastricato in vetro: dopo un accesso non proprio facilissimo (attenzione doppia ai bimbi, se mai riuscirete a farli arrivare), il paesaggio è davvero incantevole e fa correre la mente alle condizioni di vita nei secoli addietro.

Arroccato su di uno sperone roccioso, probabilmente ricondotto a valle durante l’ultima glaciazione, il maniero vanta una posizione privilegiata sia per l’ampio raggio di visuale, sia per il controllo delle antiche vie di comunicazione, specialmente quelle tra la Serenissima e il Tirolo: verosimilmente, è per questi motivi che si hanno notizie di una sua colonizzazione a partire da poco dopo l’anno 1000, seppur molto frammentarie; si sa invece per certo che il Vescovado di Bressanone se ne appropriò nel 1416 e che vi fece stanziare in maniera saltuaria capitani con piccole guarnigioni di militari, pronti ad intervenire qualora gli interessi del Vescovo (probabilmente consistenti nello sfruttamento delle miniere di ferro nei pressi di Colle Santa Lucia) fossero stati minacciati dalla Repubblica di Venezia.

Concepito come corpo unico adagiato sull’enorme masso, vanta appunto ben cinque piani (l’altezza è notevole) sovrapposti, uniti da una scala centrale: purtroppo tutta la parte sinistra è crollata ed andata perduta, in seguito alla decadenza e all’abbandono verso cui la fortezza andò in contro dopo gli anni delle guerre napoleoniche; fu addirittura spogliato delle sue suppellettili e del tetto, probabilmente utilizzato per altre costruzioni civili limitrofe e successivamente, durante la Grande guerra, fu bombardato dagli austriaci di stanza sul Col di Lana.

Versava quindi in uno stato praticamente catastrofico quando, nel 1986, la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Artistici del Veneto Orientale se ne interessò: grossi lavori di restauro furono iniziati, e durarono per ben 15 anni, restituendo alla roccaforte la sua solennità e importanza; purtroppo però il castello restava ancora chiuso al pubblico e così, nel 2011, grazie a fondi ottenuti dal comune di Livinallongo e stanziati dalla Comunità Europea, si intrapresero le ultime ristrutturazioni, consentendo la tanto attesa apertura.

E quindi, oggi non rimane che andarlo a visitare: certamente non ve ne pentirete, e potrete cogliere l’occasione di spiegare un po’ di storia ai vostri bimbi, che ne rimarranno certo affascinati!

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