Dolomiti

Rifugio Fonda Savio, coi bambini tra le guglie dei Cadini di Misurina

Avete mai sentito parlare del Rifugio Fonda Savio che, col suo rosso tetto, giace incastonato come un rubino tra le bianche aguzze guglie dei Cadini di Misurina, nelle Dolomiti bellunesi? Il più famoso omonimo lago è spesso meta di moltissimi turisti che, durante tutte le stagioni, lo visitano attirati dalle sue cristalline acque e dalle meravigliose montagne circostanti. Ma non è solo un punto d’arrivo anzi, è più una base di partenza per esplorare le splendide valli circostanti che offrono panorami unici e, talvolta, poco frequentati. E quindi, seguiteci nella nostra gita odierna: rimarrete senza parole!

  • Località di partenza: spiazzo lungo la strada per le Tre Cime di Lavaredo
  • Parcheggio: alla località di partenza, indicato da grande cartello raffigurante il rifugio (medio, gratuito)
  • Mezzi utilizzati: zaino portabimbo (passeggino da trekking non possibile)
  • Tempo medio: due ore circa
  • Difficoltà: medio – difficile
  • Dislivello: 550 metri, parcheggio m. 1806 – Rifugio Fonda Savio 2357 metri. Salita costante

Dal lago di Misurina potreste facilmente arrivare al Rifugio Auronzo e alle Tre Cime di Lavaredo (luogo magnifico e assolutamente degno di essere visto), ma oggi non si giungerà sino alla “dogana” ove si corrisponde il pedaggio per salire bensì, poco prima del lago di Antorno, si parcheggerà per iniziare un’altra avventura: raggiungere il Rifugio Fonda Savio.

Dopo aver individuato il grande cartellone che, sulla destra, indica proprio l’area di sosta, svoltiamo verso l’ampio sterrato e spegniamo l’autovettura. Un divieto di transito ci indica che siamo proprio arrivati e che possiamo proseguire solo a piedi: iniziamo così a passeggiare lungo la larga forestale n. 115 che, con pendenza abbastanza modesta, ci consente un fresco refrigerio tra i fitti rami degli alberi.

Non passerà più di un quarto d’ora che già perverremo al Pian Dei Spiriti (m. 1896), vasta radura verde ove la carrareccia termina (vi è anche un parcheggio, ma solo per autorizzati) e inizia il vero e proprio sentierino, dritto di fronte a noi. Superiamo quindi il terreno paludoso servendoci dei deliziosi ponticelli lignei, pronti ad affrontare la salita.

E invero la salita è proprio tosta: la cima d’Antorno (m. 2418) inizia subito a guardarci, ricordandoci che dovremo proprio passare alle sue pendici per guadagnare il Ciadin de Toci (il vallore che conduce alla nostra meta); pian piano che ci alziamo di altitudine poi, dietro di noi si ergerà sempre più maestoso il Cristallino (m. 2775).

La via procede sempre in pendenza importante attraverso gli alberi: ad un bivio dovremo stare attenti a voltare verso sinistra (la direzione è indicata da una freccia in sassi, ma non è granché visibile: noi stessi, all’andata, non l’abbiamo notata! Ce ne siamo accorti solo al ritorno, quando siamo scivolati più volte…) e affrontare alcuni tornanti nel bosco che consentiranno di superare un tratto piuttosto erto.

Dopo questa iniziale faticaccia, ecco che potremo tirare un po’ il fiato percorrendo a mezza costa il sentiero che, da sotto il Col dei Toci (m. 2109) conduce sino alla forcella dalla quale si entrerà nel Ciadin: ancora qualche sforzo finale (dove la pendenza è mitigata dai tornanti) e ormai il peggio sarà passato!

Una volta arrivati a questo valico (che non ha alcun nome) potremo subito effettuare un sospiro di sollievo: la parte più faticosa ormai è alle spalle e le montagne tutt’intorno iniziano a fare capolino: oltre al Cristallino, che ora possiamo vedere in tutta la sua bellezza, si ergono anche il Monte Rudo (m. 2698) e, di fianco, la Torre dei Scarperi (m. 2519); sono anche visibili ore le Cime del Ciadin de Toci (m. 2473), palestra per numerosi rocciatori ed alpinisti.

Il panorama ormai è radicalmente mutato: da pini e abeti siamo passati al classico ambiente di montagna, con le bianche cime dolomitiche a guardarci: dal Passo dei Toci, proprio in fondo al Ciadin, ecco che ci scruta anche il Rifugio Fonda Savio. E’ proprio lassù! Noi dovremo raggiungerlo ma, sicuramente, immersi in un ambiente così bello la fatica proprio non si farà sentire.

Ci rimettiamo quindi in marcia e, dopo essere con cautela transitati sotto alla teleferica ed aver percorso un primo tratto in piano, ecco che ricominceremo a salire, ma moderatamente; la mulattiera si porta pian piano sotto alle splendide pareti rocciose, costringendoci a prestare attenzione a non scivolare sul sentiero sdrucciolevole (consigliato l’uso di bastoncini da trekking, soprattutto con zaino portabimbo e in discesa). Mano a mano che si sale, il paesaggio diviene sempre più lunare e, in fondo, ecco fare la sua comparsa anche la Croda Rossa: ci troviamo davvero tra alcune delle cime dolomitiche più famose e imponenti.

Ormai il Rifugio Fonda Savio è davvero vicino, ma la bellezza del panorama intorno a noi aiuterà a camminare senza troppo sudore… E in breve si giungerà proprio sotto al Passo dei Toci, ove la nostra meta ci guarda proprio da poco sopra. Qui i più arditi potrebbero scegliere di seguire il sentiero attrezzato 117 “Bonaccossa” sino al Rifugio Città di Carpi ma noi, ormai felicissimi di essere praticamente arrivati, non ci lasciamo sedurre dalle deliziose vette e proseguiamo. Mancano meno di cinque minuti!

L’ultimo tratto è il più insidioso: transita infatti su roccia pura ed è facilitato da un cordino metallico (non serve imbrago) cui aggrapparsi, soprattutto in discesa (e particolare attenzione andrà prestata in caso di bimbo sulle spalle). Pochi passi e il Rifugio Fonda Savio sarà ormai conquistato!

Non si può capirne la bellezza se non si arriva sin qui: le foto e i video non rendono giustizia alla magnificenza del luogo, così spettacolare e lunare, immerso tra le guglie e le torri dei Cadini di Misurina… Bisogna davvero venirci! E questa da noi percorsa è l’unica via percorribile senza attrezzatura: da qui infatti partono e arrivano (oltre al già citato Bonaccossa) diverse vie ferrate, tra cui la Durissini e la Merlone, o anche il più semplice sentiero 117 (sempre Bonaccossa) che conduce alla Forcella del Rinbianco e al lago di Antorno (seguendo quest’ultimo si potrebbe tornare al punto di partenza compiendo un fantastico giro ad anello).

Vale la pena poi salire sino all’asta su cui è issata la bandiera del rifugio: da lì infatti si possono anche ammirare le Tre Cime di Lavaredo (dal versante bellunese) parzialmente nascoste dalla Torre Wundt (m.2517) e godere di un’impareggiabile vista su tutto il vallone che sfocia nella Valle de le Ciampedele. Il paesaggio è davvero incredibile, e sono certa rimarrà perennemente impresso nella memoria!

Non c’è molto spazio per far giocare i bimbi, ma si potrà tranquillamente accomodarsi, qualora non si voglia mangiare in rifugio, tutt’intorno per gustarsi un pranzo al sacco “con vista”: anche i più piccini apprezzeranno il panorama spettacolare.

E, dopo essersi ristorati a dovere, non si dovrà fare altro che ritornare sui proprio passi per scendere nuovamente al parcheggio: non si farà certamente la fatica dell’andata, ma il tempo di percorrenza sarà ugualmente lungo per le numerose pause volte a scattare quante più fotografie possibile!

.Consigli utili:

Ogni volta che si affrontano escursioni in montagna è assolutamente necessario essere equipaggiati in maniera corretta (soprattutto le calzature, che devono essere adatte al tipo di terreno e difficoltà tecnica; tralascio le vie attrezzate che noi, al momento, coi bambini non percorriamo) e adottare comportamenti consoni. Sarebbe ideale anche stipulare un’assicurazione che tuteli da qualsiasi evenienza: Viaggi Sicuri (www.viaggisicuri.com) offre una polizza che copre proprio le attività sportive, tra cui il trekking. Davvero interessante! (Basta restare al di sotto dei 4.000 metri ma, coi pargoli, difficilmente supereremo tale altitudine)

 

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    • Ciao! Dipende dai bambini: quanto camminano e quanto sono abituati. La salita è bella tosta... Se camminano, direi 7/8 anni ma ripeto, dipende dal singolo bimbo: solo un genitore può saperlo!