Dolomiti

Fanes in inverno: la culla delle leggende delle Dolomiti… Con ritorno in slittino!

Chi non ha mai sentito parlare del Regno dei Fanes, culla delle più belle leggende delle Dolomiti? La principessa Dolasilla, il suo sposo Edl de Net, il malvagio Spina de Mul e il re traditore… Tutti personaggi mitologici che ricorrono spesso nella cultura ladina, alimentando la magia… E oggi ci recheremo dove tutto è cominciato, lassù sul meraviglioso Altopiano di Fanes: da Pederù infatti, saliremo pian piano verso l’omonimo Rifugio Fanes e il delizioso alpeggio del Rifugio Lavarella. Ritornando a valle con il nostro ormai fido slittino!

  • Località di partenza: Rifugio Pederù
  • Parcheggio: alla località di partenza (molto grande, gratuito in inverno)
  • Indicazioni parcheggio Google Maps: parcheggio Pederù
  • Mezzi utilizzati: ciaspole – strada battuta
  • Tempo medio: tre ore e un quarto circa
  • Difficoltà: medio – difficile
  • Dislivello: 520 metri – Rifugio Pederù m. 1548 – Rifugio Fanes m. 2062
  • Ritorno in slittino: SI
  • Tipologia di percorso: larga e ampia forestale battuta. Primo pezzo in decisa salita a tornanti, poi tratto intermedio pianeggiante e poi nuovamente ascesa, meno ripida

Escursione invernale: consultare sempre l’Ufficio Turistico per verificare le condizioni del manto nevoso, la fattibilità del percorso e l’equipaggiamento da utilizzare

L’Altopiano di Fanes si raggiunge a piedi da Pederù, dopo San Vigilio di Marebbe

Dopo aver percorso tutta la Valle di Mareo, laterale della Val Badia, ed esserci lasciati alle spalle il delizioso abitato di San Vigilio di Marebbe, finalmente perverremo a Pederù, ove la carrozzabile termina. Fate attenzione poiché il fondo è sempre molto sporco, con alcuni tratti ghiacciati: assicuratevi di avere guida sicura anche in condizioni non ottimali.

Il Rifugio Pederù è il nostro punto di partenza alla fine della Valle di Mareo

Una volta giunti al Rifugio Pederù (super frequentato in estate), immediatamente parcheggiate e oltrepassate il ristoro. Arriverete subito ad un bivio: a sinistra, si sale molto ripidamente verso il Rifugio Sennes mentre dritto (la nostra direzione) si prosegue per il Rifugio Fanes.

Inizialmente la via non è poi così ripida e sale tranquillamente. Però, se alziamo gli occhi, noteremo lo scalino roccioso che dobbiamo inevitabilmente superare. E allora gambe in spalla!

Indicazioni parcheggio Google Maps: parcheggio Pederù

Immediatamente il bivio: noi dobbiamo proseguire dritto
La Furcia dai Fers illuminata dal sole

Per arrivare al Rifugio Fanes, coi bambini ci vogliono oltre tre ore e si superano 500 metri di dislivello

La cartellonistica ci indica 1 ora e 50 minuti. Questi naturalmente sono tempi estivi: quelli invernali vanno comunque sempre aumentati e, coi bambini, anche abbondantemente: si impiegheranno certamente oltre tre ore, soprattutto se opterete per una deviazione al Rifugio Lavarella (che vi consigliamo caldamente).

La prima parte di salita è a tornanti, abbastanza faticosa
Pian pianino, il Rifugio Pederù si allontana

E così, dopo poco, la via inizierà ad inerpicarsi e i tornanti renderanno la pendenza leggermente meno impegnativa. Vedremo così Pederù allontanarsi sempre di più, diventando un puntino sempre più lontano. Intorno a noi, le splendide cime, baciate dal sole, divengono sempre più vicine, regalandoci paesaggi davvero spettacolari.

Dopo una buona oretta, finalmente la vista sul Rifugio Pederù svanirà, segno ormai che abbiamo terminato la prima parte di ascesa. Ancora qualche tornante e poi potremo dirci finalmente soddisfatti: ora, per altri trenta minuti, si procederà in falsopiano, potendosi così riprendere dalla fatica fatta sin qui.

Il Ciamin, che ci accompagna lungo la salita
L’ultimo tratto permette di superare lo scalino roccioso visibile da Pederù
Infine, la parte più ardita di salita è terminata!

La prima parte verso il Rifugio Fanes è molto tosta. Poi spiana e regala paesaggi davvero spettacolari

E qui inizia la magia. Sì perché ci troviamo già nel territorio di Fanes, nel regno del sovrano traditore che, per brama di gloria e averi, non esitò a sacrificare la figlia Dolasilla e tutta la sua famiglia. Trovandosi poi solo e sconfitto. Chissà se, in mezzo a tutta questa neve, potremo vedere le impronte dei cavalli che correvano in mezzo a quelle valli…

Finalmente la forestale spiana
Il panorama è assolutamente meraviglioso

Intanto, pensandoci, continuiamo a camminare. Fortunatamente il pianoro ci dà la possibilità di tirare un po’ il fiato. Superata un’altra salita un po’ tosta (ma per fortuna breve) riusciremo a farci scaldare anche dai tiepidi raggi! Qui infatti il sole sorge in tarda mattinata e illumina il paesaggio sino circa alle 3/4 del pomeriggio (dipende dai mesi), donando chiaroscuri davvero speciali.

La salita ci accompagna sempre, ma ora è decisamente meno ardita di quella affrontata all’inizio. Oltrepassato il bivio per il sentiero che scende verso Pederù (molto gettonato in estate), ormai non mancherà poi così tanto. Uno stupendo crocifisso ci saluta e ci conferma che sì, mancano certamente meno di tre quarti d’ora.

Il sole sorge verso le 11 del mattino nei mesi più freddi
Il sole crea chiaroscuri davvero meravigliosi
Il bivio per rientrare a Pederù (ma su traccia non battuta)
Uno stupendo crocifisso ci preannuncia che ormai manca poco

La via verso il Rifugio Fanes e il Rifugio Lavarella è battuta, per cui non servono le ciaspole (magari i ramponcini)

Dopo poco, ecco che comparirà dinanzi a noi, qualche casetta: siamo già arrivati all’Ucia de Pices Fanes (m. 2007)! Il ristoro è però chiuso in inverno, per cui ci tocca assolutamente continuare. Non prima però di aver ammirato le stupende cime tutt’intorno: la Furcia dai Fers (m. 2534) fa bella mostra di sé assieme a tutte le sue aguzze anticime. Il Ciamin (m. 2610) chiude l’orizzonte dall’altra parte, facendoci ben capire come mai i Fanes avessero scelto proprio questi territori per dimorarvi.

Qualche passo ancora e un altro rifugio ci darà il benvenuto: eccoci all’Ucia Dles Montagnoles (m. 2022), chiusa anch’essa, ma ideale per fermarsi e scattare qualche bella foto. Il panorama qui non manca di certo! Chissà che meraviglia col verde in estate… Dovremo senz’altro tornare.

E, proprio qui, la strada si biforca: a destra proseguiremmo per l’Ucia Lavarella mentre, a sinistra, si sale diretti per l’Ucia de Fanes. Cosa fare? Beh, spesso in inverno il Lavarella è chiuso (è infatti aperto solo nei weekend), per cui certamente vale la pena passarci prima di pranzare al Fanes… E quindi, via, ancora un piccolo sforzo.

Pco dopo, si arriva all’Ucia dles Montagnoles
All’Ucia dles Montagnoles, ecco il bivio per il Rifugio Fanes e il Lavarella
Infinite sono le vie che è possibile percorrere

Si può arrivare anche al Rifugio Lavarella, meraviglioso alpeggio aperto solo nei weekend

Per la verità, molto breve: dopo nemmeno 10 minuti, ecco che lo splendido alpeggio già comparirà dinanzi a noi. In estate è tutto un brulicare di vita, di mucche, con tanta acqua. In inverno tutto tace, come sommerso dalla spessa coltre bianca. E così, la magia è ancora più evidente!

Si sente solo il rumore dei nostri passi, interrotto qua e là da qualche risata di altri escursionisti. Il Rifugio Lavarella (m. 2042) è veramente stupendo, in idilliaca posizione ai piedi del Piz de Sant Antone (m. 2655) e del Col Toronn (m. 2459). Un vero peccato non poter pranzare qui! Ma ci rifaremo al Fanes

Qui termina la strada battuta per cui, per andare al Rifugio Fanes dovremmo tornare indietro sui nostri passi sino a riguadagnare il bivio e, quindi, la nostra meta. Oppure possiamo decidere di ricalcare il sentiero estivo e arrivarci per direttissima: lo si vede già, poco più in alto di dove ci troviamo ora.

Dal Rifugio Lavarella ci dirigiamo verso il Rifugio Fanes
Un mondo incantato
Pronti poi per il rientro

Il Rifugio Fanes è sempre aperto in inverno e offre buonissimi piatti tipici e una terrazza molto soleggiata

E poi, in caso di nevicate assenti, la traccia è già ben battuta da chi è passato prima di noi. Quindi via: un quarto d’ora e saremo finalmente arrivati a destinazione! Piano piano, il Fanes si avvicina sempre più, regalandoci paesaggi sempre più belli e promettendoci il meritato riposo.

Finalmente l’Ucia de Fanes è conquistata!
Il panorama è eccezionale

Riposo che finalmente, dopo poco, arriva: l’Ucia de Fanes (m. 2062) è finalmente conquistata!
Non resta che sedersi sulla soleggiata terrazza che, anche in inverno, assicura di poter pranzare all’aperto (noi lo abbiamo fatto, ma se preferite il calduccio, l’interno è a disposizione) e gustare ottimi piatti. Noi ci siamo goduti la salsiccia fatta in casa, giusta ricompensa per la fatica fatta sin qui. Ma ne valeva veramente la pena.

La vista è infatti magica e non stupisce affatto che proprio qui, con questi panorami, siano nate le leggende dolomitiche. Come non immaginare che qui ci fosse un regno con re e principesse guerriere? Volendo, si potrebbe salire sino alla croce di Limo e ammirare la Valle di Fanes dall’alto. Noi volevamo, ma eravamo talmente stanchi che non ce l’abbiamo fatta… Però è battuta, per cui, volendo, non vi sono impedimenti.

Per tornare a valle dal Rifugio Fanes… Si scende con lo slittino!

Ma se eravamo così stanchi, come abbiamo fatto per tornare a valle?
Ormai ci conoscete: con lo slittino! Che si può portare direttamente da San Vigilio (o dalla località in cui alloggiate) oppure noleggiarlo direttamente al Rifugio Fanes. Però non ce ne sono molti, per cui è possibile anche che non ne abbiano e rimaniate senza: il consiglio è quindi di averlo con sé, anche se questo significa un aggravio di fatica.

Che però verrà ricompensata dall’adrenalinica discesa verso Pederù: sfrecciare velocissimi con gli slittini (sempre in sicurezza però: leggete il nostro post) sarà meraviglioso, il giusto termine di una giornata stupenda. Fate attenzione però all’ultimo tratto (quello a tornanti): se la via fosse ghiacciata, valutate di rinunciare e continuare a piedi. Tanto ormai il parcheggio sarà vicinissimo e non farete più alcuna fatica.

Consigli utili per l’escursione invernale al Rifugio Fanes

  • Trasporto in gatto delle nevi: al Rifugio Fanes si può arrivare anche comodamente col gatto delle nevi. Basta contattare Max, il rifugista, e prendere accordi: generalmente, effettua un trasporto alla mattina per chi sale e al pomeriggio per chi scende. È comunque caldamente consigliato prenotare, giacché i posti non sono molti (costo: a/r 24 euro) —–> Per maggiori informazioni: www.rifugiofanes.com
  • Il Rifugio Lavarella in inverno, è aperto solo durante i fine settimana —–> www.lavarella.it
  • La strada è sempre battuta (da quando il Rifugio Fanes è aperto), per cui non occorrono le ciaspole ma solo buoni scarponi da montagna. Valutate, in caso, dei ramponcini da ghiaccio qualora la prima parte di salita verso Pederù fosse ghiacciata
All’Ucia e Fanes si può arrivare anche in gatto delle nevi
Panorami davvero eccezionali

Dove dormire vicino all’Altopiano di Fanes

Noi abbiamo soggiornato all’Hotel Monte Paraccia di San Vigilio di Marebbe, una splendida struttura da poco rinnovata e a carattere familiare. La proprietaria Karin e suo marito Alex sanno coccolare alla perfezione tutti i loro ospiti, facendoli sentire come a casa.

La cucina è veramente eccellente, ricercata ma allo stesso tempo con moltissime specialità locali. Le stanze sono ampie, ideali per ospitare le famiglie (anche numerose). Un piccolo centro benessere con diversi tipi di saune e bagno turco, è ciò che occorre per rilassarsi dopo un’intensa giornata alla scoperta dei sentieri.

La posizione tranquilla poi assicura benessere e serenità, con una vista stupenda sulle montagne circostanti!

L’Hotel Monte Paraccia, in idilliaca posizione
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